Enciclopedia giuridica del praticante

 

Lezioni tratte dal libro III di "diritto civile ragionato"

L'errore-vizio del contratto. Individuazione della parte che ha diritto che il contratto abbia il contenuto da lei voluto

Doc.- Torniamo a un esempio già introdotto: Tizio vuole prendere in locazione il cavallo di Gonzalez, che porta il numero tre, ma, per scarsa conoscenza della lingua spagnola, dice: “ Quiero alquiler el cabajo treze ( credendo erroneamente che “treze” in spagnolo significhi tre, mentre invece significa tredici ). Se Gonzalez si rende conto dell'errore di Tizio e accetta la proposta con la volontà di dargli il cavallo tre, nulla quaestio : nonostante l'errore nell'espressione della volontà, in realtà nessun errore nel consenso ci é stato : il contratto é perfettamente valido e ha come contenuto quello voluto concordemente da Tizio e Gonzalez. Ma mettiamo che Gonzalez accetti la proposta, ma con la volontà di dare in locazione il cavallo tredici e non tre. Chiaro che , sia che si attribuisse al contratto il contenuto voluto da Gonzales o quello voluto da Tizio, il contratto perderebbe la sua funzione sociale di aumentare la ricchezza nazionale . Infatti, se si attribuisse al contratto il contenuto voluto da Gonzalez, aumenterebbero, sì, le utilità che darebbero i beni in possesso di questi, ma non aumenterebbero le utilità dei beni che verrebbero ad essere in possesso di Tizio: questi era disposto a rinunciare all'utilità che gli davano i trenta sacchi di grano ( il prezzo della locazione ) al fine di avere la maggiore utilità che gli darebbe la disponibilità di un cavallo da corsa ( come in effetti é il cavallo tre ), mentre il cavallo tredici, che é un cavallo da tiro, a lui dà utilità zero. D'altra parte se si attribuisse al contratto il contenuto voluto da Tizio, si rischierebbe di diminuire le utilità che davano i beni in possesso di Gonzalez : metti, il cavallo da corsa per lui dava una utilità dieci, mentre i trenta sacchi di grano per lui danno solo una utilità cinque .

Insomma, l'errore delle parti crea un bel imbroglio. Vediamo le istruzioni che il legislatore dà al giudice per dipanarlo.

I- Per prima cosa , tu, giudice, devi ( con la cosiddetta attività interpretativa del contratto ) determinare qual'é stata la reale volontà di ciascuno dei due contraenti., di Tizio e di Gonzales.

II - Come seconda cosa, devi stabilire quale volontà una persona di media intelligenza avrebbe attribuito a Tizio e Gonzalez ( in base alle parole da loro usate e al comportamento da loro tenuto – v. art 1362 ).

III- A questo punto, se ti accorgi che le due volontà divergono, sono diverse – ciò che significa che entrambe le parti sono cadute in errore : Gonzalex attribuendo a Tizio la volontà di prendere il cavallo tredici e Tizio attribuendo a Conzalez la volontà di dare il cavallo tre – devi verificare se una delle due volontà coincide con quella sub II (la volontà che l'uomo di media intelligenza avrebbe attribuito alle parti) Se il contenuto A voluto da una delle parti, coincide col contenuto al contratto attribuito come sub II ( da una persona di media intelligenza ), ebbene il contenuto A sarà quello che tu giudice dovrai attribuire al contratto.

E' evidente che, nell'esempio fatto, il contenuto da attribuire al contratto sarà quello voluto da Gonzalez, dato che ogni persona di media intelligenza avrebbe interpretato le parole dette da Tizio come espressione di volere affittare il cavallo tredici. Chiaro che le cose non saranno sempre così semplici come nell'esempio fatto. Potranno darsi dei casi in cui nessuna delle due volontà delle parti coincide con quella ricostruita come sub II: Tizio dice di volere il cavallo tre, Gonzales vuole dare il cavallo sedici e ciascuna persona di media intelligenza avrebbe capito che oggetto del contratto era il cavallo tredici.

Oppure le parole usate dalle parti sono un abacadabra, non si capisce assolutamente quale sia stata la loro volontà. In tali casi il contratto é ( non annullabile, non nullo, ma ) inesistente.