Enciclopedia giuridica del praticante

 

Nozioni elementari di ragioneria

02. Parte prima - Capire la terminologia del commercialista e del ragioniere

 
Premessa –
L’uomo di legge può essere portato dalla sua professione, se non ad amministrare, a dover dare consigli sull’opportunità di un atto di gestione del patrimonio di un cliente e deve anche contattare spesso ragionieri e commercialisti. E’ pertanto opportuno che si familiarizzi con la terminologia e le nozioni elementari di ragioneria .
Nel redigere questo titolo abbiamo seguito, operandone in buona sostanza una selezione e una sintesi due ottimi testi , Il manuale del ragioniere di Balestri G.- Banducci , Mazzoni D e Contabilità e bilancio di Fossati Giorgio.
Lo sforzo di rendere accessibile l’ardua materia a dei laureati in giurisprudenza ci ha portato inevitabilmente a delle semplificazioni e a delle inesattezze, che però non dovrebbero incidere sulla utilità dello scritto.
 
 
La proporzione-
Eccone schematizzato un esempio . E1 : M1 = M2 : E2.
La principale proprietà della proporzione è che , il prodotto degli elementi medi è eguale al prodotto degli elementi estremi . Cioè M1 x M2 = E1 x E2 .
Da tale proprietà deriva che se è incognito un elemento della proporzione per cui ad esempio E1 : M1 = M2 : X, si può conoscere X operando secondo la seguente equazione .   X = M1 X M2
                                                                                                                                             E1
Applicazione pratica. All’imprenditore A occorre per la produzione mensile di 5000 unità del prodotto S ,1125 Kg del materiale D .
A decide di aumentare il livello produttivo a n. 1600 unità di prodotto : quanto materiale deve procurarsi ?
Per saperlo egli non avrà che da impostare la seguente proporzione:
Unità di prodotto prima Quantità di materiale prima   Unità di prodotto       Quantità di materiale
dell’incremento                 dell’incremento                    dopo l’incremento
 5000                        :        1,125                     =               6600                       :        X
da cui avrà che:
X = 1.125 X 6600     …….1,485 Kg di materiale, con un incremento quindi di 3600 Kg.
           5000
 
La percentuale –
Alcune volte occorre sapere la quota che di una quantità di cose ( di solito denaro ) spetta a una persona. Viene comodo nel caso esprimere tale quota in percentuale e poi risolvere il caso con una proporzione.
Esempio : La Giobatta&Co Snc ha un capitale sociale di 720 milioni che è stato così sottoscritto dai quattro soci:
Brusco ha sottoscritto per 180000000
Franchi ....................per 234000000
Molinari ..................per 198000000
Testa ......................per 108000000
Capitale sociale =         720000000
Quale quota di utili e perdite dovrà essere attribuita al socio Brusco ( partendo dal presupposto che tale quota sia proporzionata alla sua partecipazione al capitale sociale ) ?
Per saperlo basterà ricorrere alla seguente proporzione
   Capitale sociale              Quota del socio         Capitale sociale              Quota
    720000000           :            180000000     =             100                 :        X
Da tale proporzione si ricaverà facilmente che la quota del socio è pari al 25%
 
Il sopracento
Alcune volte è utile nei calcoli di ragioneria costruire un elemento della proporzione addizionando a 100 una certa somma . è la tecnica del sopracento.
Eccone un esempio : Giobatta legge nel preventivo relativo all’offerta di un personal computer : prezzo 4581500, IVA al 19% inclusa . Giobatta vuole procedere allo scorporo dell’IVA per stabilire il costo netto del computer ? Ecco come deve procedere :
posto valore base (imponibile) 100
                + aliquota IVA            19
      Importo preventivo           119
Imposta la seguente proporzione :
Importo preventivo               Imponibile             Importo preventivo            Imponibile
    4581500                   :           X                =              119                       :        100
per cui il netto del personal computer ( X ) viene così a determinarsi :
        X (imponibile netto del computer) = 4581500 X 100        …..3850000000
                                                                                  119
Più semplicemente, come avviene di solito nella pratica, Giobatta avrebbe potuto dividere l’importo comprensivo dell’IVA per 1,19 ( a ciò si perviene dividendo sia il numeratore che il denominatore della frazione mediante la quale si risolve la proporzione di cui sopra ) seguendo il procedimento definito scorporo:
      X imponibile = 4581 .500    ………3850000 lire
                                   1,19
 
Sottocento –
E’ in definitiva una tecnica analoga a quella del sopracento, la differenza è che un elemento del calcolo viene costruito diminuendo 100 di una somma .
Ecco un esempio che permette di farsi un’idea delle soluzioni a cui permette di giungere questa tecnica.
La ditta Vendiluce ebbe a dichiarare che il prezzo unitario della merce era pari a 15640 lire. Avendo però operato uno sconto mercantile del 15% (per il relativo concetto vedi voce…..). Sì, ma qual’è il prezzo unitario pieno ? A tale domanda si dà risposta appunto con il seguente ragionamento basato appunto sulla tecnica del sottocento : Se il prezzo pieno fosse 100 e lo sconto fosse 15 otterrei il prezzo netto di 85 , quindi posso costruire la seguente proporzione .
    Prezzo pieno        prezzo netto         prezzo pieno       prezzo netto
             X            :     15640           =       100             :           85
Per cui:
prezzo pieno = 15640 X 100       ………..18400
                                 85
 
Media aritmetica semplice (MAS )
La MAS si ricava secondo la seguente equazione
 MAS =   E1 + E2 + ……..En
                           M
dove
 - E1……….En    rappresentano le grandezze considerate
- m                       indica il numero di tali grandezze
Applicazione pratica . La ditta Giobatta nel corso di un mese ha acquistato i seguenti quantitativi di materiale D
                       Kg 15870           a 750 il Kg
                       Kg 82220           a 840 il Kg
                       Kg 11150           a 810 il Kg
Nel caso la ditta voglia sapere il prezzo medio di acquisto farà applicazione dell’equazione sopra riportata così :
        750 + 840 + 810   =    800
       3 (partite acquistate )
Dunque 800 dovrebbe essere il prezzo medio di acquisto.
 
Media tecnica ponderata (MAP)
Ritorniamo all’esempio fatto per illustrare la voce precedente (MAS) :vero che 800 è il prezzo medio di acquisto, ma è anche vero che esso è scarsamente indicativo se la ditta Giobatta volesse fissare il prezzo di rivendita : infatti non tiene conto delle quantità acquistate (la prima partita è quasi il doppio della seconda, per quantità ). E’ evidente che risulta migliore il prezzo medio che tenga conto anche del “peso” (cioè di un fattore importante per il calcolo ) rappresentato dalla quantità . Ciò si ottiene appunto con la cosiddetta media aritmetica ponderata.
Senza soffermarci troppo a illustrare come si ottiene l’equazione che porta a ricavare la MAP (in quanto ciò ci porterebbe a discorsi troppo aritmeticamente complicati…..per la mente di un giurista) passiamo subito a dare un esempio di MAP.
La ditta Giobatta nel corso di un mese ha effettuato i seguenti acquisti:
 Data acquisto    Quantità (Kg)      Prezzo / Kg.      Valore globale
     05.09                    15.870                    750             11902500
     12 .09                   8220                      840                6904800
     27.09                     11150                    810              9031500
                             
                                36240                                       27838800
Ora la media aritmetica ponderata si ottiene sommando, non solo la quantità di merce acquistata, ma anche il prezzo di acquisto, cioè operando così.
 MAP = 27830800           risultato di . (15870 + 750) + (11150 + 8109)
                    36240              risultato di : 15870 + 8220 + 11150
Il prezzo medio ponderato risulta quindi pari a 790.
Il prezzo medio così determinato può, ad esempio, essere utilizzato come valore da assumere come riferimento per lo scarico della materia D dal magazzino, e per la conseguente valorizzazione delle relative scorte .
 
L’interesse –
Se Caio il 10 Agosto dà 1 milione a mutuo a Sempronio, che dovrà restituirlo il 30 Ottobre (ipotesi che in ragioneria viene definita di “movimentazione in avanti del capitale”) , quel milione, pur conservando nel tempo lo stesso “valore nominale “ , ha all’inizio dell’operazione (il 10 Agosto, quando è ancora nella disponibilità di Caio ) un valore (“ valore iniziale”) maggiore del valore che viene ad avere nei giorni successivi (questo sia per il pericolo, che il capitale non sia restituito, o sia eroso dall’inflazione sia perché un capitale non utilizzabile ha un valore minore….di un capitale utilizzabile ).
Ora l’interesse in ragioneria viene definito come quel “elemento aggiunto che permette il riecquilibrio del valore intrinseco finale (1)di un capitale con il suo valore intrinseco iniziale (2)
 ________________-
(1)   Idest del valore che viene ad avere il giorno della scadenza, nell’esempio il 30 Ottobre
(2)   Balestri, Bandinelli, Mazzoni, Manuale del ragioniere ,p.25.
 
 
Si insegna che l’entità dell’interesse è direttamente proporzionale a tre elementi .
-il valore nominale del capitale ……..VN o C
-          il tasso percentuale annuo …….?
-          Il tempo d’impiego del capitale………I
Il tempo può essere espresso in anni, mesi, giorni ; però nella pratica operativa di solito viene espresso in giorni.
Il calcolo del numero dei giorni si può operare poi :
-          considerando l’anno civile, composto da 365 giorni, come da calendario; e questa è la soluzione più adottata;
-          considerando l’anno commerciale composto da 360 giorni : in questo caso si considerano i mesi tutti quanti di eguale durata : 30 giorni ciascuno ; e questa soluzione è adottata per il calcolo degli interessi prodotti dai valori mobiliari, nonché nei contratti di locazione e di mutuo.
 
Sconto commerciale-
Torniamo all’esempio di Caio, che il 1 Agosto dà a mutuo un milione che Sempronio dovrebbe restituire il 30 Ottobre . Questa, come abbiamo detto, è un’ipotesi di “movimentazione in avanti del capitale”, ma, si nota in ragioneria, ci possono essere anche ipotesi di “movimentazione all’indietro” del capitale : è il caso ad esempio del debitore che restituisce anticipatamente le somme ricevute a mutuo (anziché il 30 Ottobre, le restituisce il 30 Settembre ); è il caso anche di Caio, il creditore, che cede a Tertius il suo credito (ovviamente prima della scadenza ).
Anche in tale ultime ipotesi, così si sostiene, si determina uno squilibrio : infatti la somma che il debitore dovrebbe pagare alla scadenza del 30 Ottobre, se pagata anticipatamente ( da lui o da un terzo) il 30 Settembre acquista un maggior valore (per chi ne è creditore). E tale squilibrio si elimina “scontando” (cioè sottraendo) un quid alla somma che il debitore si era obbligato a restituire (3)
__________________--
(3) Più precisamente insegnano Balestri, Bandinelli, Mazzoni (Op.cit.p.279. )” La necessità di riecquilibrio del valore di un capitale si verifica anche quando questo viene movimentato nel tempo, ovvero quando la sua disponibilità da futura diventa attuale . In questo caso l’elemento riecquilibratore viene sottratto dal suddetto capitale. Si parla così di sconto commerciale anziché di interesse “
Noi saremmo propensi però a dissentire da tale autorevolissimo insegnamento e a vedere nello sconto non tanto un “elemento riecquilibratore” quanto più semplicemente un compenso dato al debitore o al terzo. Compenso che si giustifica nei due casi in maniera parzialmente diversa. Infatti nel primo caso (caso del debitore) si giustifica con l’anticipata possibilità per il creditore di utilizzare le somme dovutegli . Nel secondo caso (caso del terzo che acquista il credito) si giustifica sia con la possibilità di anticipata utilizzazione sia con lo sgravio per il creditore cedente e l'aggravio per il terzo cessionario del pericolo di insolvenza e di inflazione. Questo compenso vien comodo riferirlo alle somme che il debitore avrebbe dovuto o dovrebbe restituire ,dandogli la forma di uno “sconto”.
 
Sconto razionale-
La tecnica di sconto di cui abbiamo parlato nella precedente voce (sconto commerciale) fa riferimento al valore finale del capitale : in fondo al banchiere a cui Tizio propone di acquistare il suo credito (ancora da scadere) verso Sempronio, interessa soprattutto quanto realizzerà al momento della riscossione (momento finale).
Però si è notato che il far riferimento al valore finale del capitale può portare a delle inesattezze e pertanto talvolta si preferisce adottare una tecnica di calcolo basata sul valore iniziale (tecnica che ancorché più laboriosa e quindi poco adottata porta a risultati più esatti ) (4).
Di questa tecnica c.d. dello “sconto razionale” basti al giurista sapere della esistenza : troppo complicato sarebbe illustrargliene i procedimenti.
 
I diversi concetti di valore –
In ragioneria si distinguono i seguenti concetti di valore :
Valore nominale : in pratica è quello indicato nelle banconote oggetto di una transazione: il mutuante Caio dà al mutuatario Sempronio una banconota da 100 ? il capitale ha valore nominale 100 .
Valore iniziale : esso, che coincide di solito col valore nominale , può definirsi come il valore che il capitale possiede al momento in cui il suo proprietario sta per perderne la disponibilità : Caio dà a mutuo un milione il 10 Agosto ? ebbene tale capitale, fino al 10 Agosto (giorno in cui è ancora nel portafoglio di Caio ) ha valore 1 milione, a partire dal 2 Agosto (in cui si troverà nel portafoglio di Sempronio) ne avrà, come già spiegato, uno minore.
Valore finale : è quello attribuito al momento della sua restituzione : Sempronio deve restituire il capitale preso a mutuo il 30 Ottobre ? ebbene valore finale è quello che viene attribuito a tale capitale con riferimento al 30 Ottobre : quindi se Sempronio, presi a mutuo un milione, deve restituirne un milione e 150mila, il valore finale del capitale è 1.150.000.
Valore attuale : “ è il valore che viene attribuito al capitale se questo viene ad essere disponibile in un momento anteriore rispetto a un momento futuro prefissato” : Caio - che il 10 Agosto ha dato a mutuo un milione a Sempronio ,che si è obbligato a restituirgli 1.150.000 alla scadenza del 30 Ottobre - il 30 Settembre porta tale suo credito dal banchiere Tertius che è disposto a pagargliene 1.100.000 ( il che è come dire, che è disposto ad anticipare la restituzione del capitale sottraendo, “scontando”, 50.000) ? ebbene 1.100.000 è il valore attuale del capitale.
Valore monetario : “ è il valore non depurato dagli effetti dell’inflazione”
Valore reale . è il valore epurato degli effetti dell’inflazione.
 
(3)   Balestri, Bandinelli, Mazzoni (Op.cit.,p. 499) : “ La razionalità di quest’ultimo tipo di sconto è dovuta al fatto che esso è funzione del valore iniziale della posizione creditoria/ debitoria, come avviene per l’interesse in caso di movimentazione in avanti nel tempo, anziché sul valore finale, come per lo sconto commerciale”
 
 Il concetto di “numero” -   In alcuni casi, ad esempio nei conti correnti, e, più in genere, nelle varie forme di deposito bancario, si deve procedere “al calcolo di interessi prodotti da più capitali impiegati allo stesso tasso di interesse ma per periodi di tempo di solito diversi “ (5)
Ora tale calcolo viene affrontato con la seguente tecnica :
-          prima si ricava il c.d. “numero”, cioè il prodotto di ciascun capitale per il tempo di maturazione degli interessi ad esso relativi” (Caio ha depositato il 27-03 il capitale di 6.500.000 e gli interessi maturano il 31-12 ? si moltiplica 6.500.000 X 279).;
-          poi si sommano i vari “numeri”
-          infine sulla somma così ottenuta si calcolano gli interessi .
Esempio: Giobatta nel corso del 2005 ha effettuato alcuni versamenti su un deposito a risparmio, come indicato nella tavola che segue.
Valore nominale dei capitali                     Data di inizio della maturazione degli interessi (valuta)
6500000                                                                    27.03
4.250.0                                                                                                                                            15.06
1300000                                                                    20.09
5700000                                                                    05.11
La banca, presso cui il conto è aperto nel corso dell’anno successivo, 2006, volendo calcolare gli interessi dovuti a Giobatta, opererà così : prima ricaverà i “numeri” come nella tavola di cui sopra (che lo studioso leggerà partendo dal presupposto che il calcolo degli interessi sia effettuato nei primi giorni del 2006 e gli interessi decorrano dai giorni incolonnati sotto la dicitura “valuta”)(6).
Sulla somma di tali numeri, cioè 3.113.850, calcolerà gli interessi.
 
Il “montante”: non è altro che l’importo “ che si ottiene sommando gli interessi maturati all’entità iniziale del capitale” (7).Pertanto se il capitale depositato è 1000 ed ha dato interessi pari a 10 il montante è 1010.
 
Interesse composto – Giobatta, che nel 2004 ha depositato in banca un milione, ai primi giorni del 2005 continua a lasciare in banca il milione ma ritira gli interessi relativi . In questo caso, nell’anno successivo, nel 2005, si dirà che il milione (lasciato in banca) avrà dato luogo a una “capitalizzazione semplice”.
Può essere però che Giobatta lasci in deposito sia il capitale che gli interessi, nel caso ,siccome questi si trasformeranno anch’essi in capitale, nell’anno successivo si avrà una capitalizzazione composta e gli interessi che darà il capitale composto ( cioè in parole semplici il capitale formato dal “vecchio” capitale + gli interessi non ritirati) si chiameranno “interessi composti”.
 
Il tasso interno di rendimento (“internal rate of return” – TIR) – nella pratica si verificano numerose operazioni di investimento di capitali che non comportano un unico esborso iniziale e un’unica riscossione al termine dell’operazione.
Si pensi a Giobatta che sottoscrive delle obbligazioni ordinarie. Tale operazione comporterà dei “flussi finanziari negativi” (esborso necessario per acquistare le obbligazioni, ritenute tributarie…) e dei “flussi finanziari” positivi (interessi maturati periodicamente, prezzo realizzato dalla vendita delle obbligazioni…).
Il TIR è il tasso che tiene conto di tale complessa movimentazione ( e che viene determinato in base a calcoli così complessi che per essere compresi richiedono una preparazione specialistica quale
(5) Balestri………..p.28
(6) E infatti “valuta” è il termine della tecnica bancaria per indicare il giorno a decorrere dal quale gli interessi vengono riconosciuti
(7)Così Balestri          p.34
non si può pretendere dal nostro lettore ).
 
Scadenza comune e adeguata – E’ frequente che tra due soggetti intercorrano più situazioni creditorie/debitorie . Ad esempio: la TECAM Srl ha assunto verso la Alessi Sp.A due posizioni debitorie in seguito ad acquisto di prodotti . un debito di 12.257.000 e un altro di 16898000 scadente, l’uno il 31 –6 e l’altro il 31-12 .
Nell’ipotesi, può accadere che creditore e debitore abbiano interesse e si accordino nel regolare tutte le posizioni creditorie/debitorie ad un’unica data, metti il 30-9 . In tal caso l’importo dovuto è dato dalla somma dei capitali + la somma algebrica di quanto eventualmente dovuto per interessi ( se la data comune risulta posteriore alla data originaria per uno o più debiti ) e di quanto dovuto per sconto ( se la data comune risulta anticipata rispetto ad uno o più debiti ) .
Nulla vieta che la data comune scelta dalle parti sia tale da aumentare di molto o di molto diminuire gli interessi ( o addirittura nullificare) gli interessi dovuti : è chiaro così che nell’esempio introdotto gli interessi saranno diversi a seconda che la data comune fosse fissata al 15-11 oppure al 30-6 o addirittura al 30-5.
Le parti però possono volere che la scadenza comune sia tale ad ridurre al minimo lo scarto tra gli interessi che sarebbero stati dovuti se le scadenze originarie fossero state rispettate e gli interessi dovuti per la scadenza comune (io, Caio, nel primo caso avrei dovuto dare per interessi 100, ebbene voglio nel secondo caso pagare, non 200 o 20 ma una somma molto vicina a 100 ) .
Tale scadenza viene detta “adeguata” e viene trovata dai ragionieri in base a sapienti calcoli ( che non è il caso qui di riportare ) .
 
Riparto- Mario Fiore, titolare dell’omonima ditta, ha acquistato due partite di merci : una per il prezzo di 6.890.000, l’altra per il prezzo di 10.450.000 . Per tali due acquisti ha sostenuto congiuntamente ( per trasporto, magazzinaggio ecc.) delle spese comuni ammontanti a 436.000 . Ora però egli vuole sapere quanto gli è costata complessivamente ( prezzo di acquisto + spese di trasporto,ecc.) la prima partita di merce.
A tal fine egli deve operare un’operazione che si chiama riparto.
Operazione che nell’esempio – in cui il c.d. parametro ( prezzo d’acquisto delle due partite) è direttamente proporzionale all’elemento da ripartire ( spese di trasporto) – si imposta così:
436.000 (1)   : ( 6890000 + 10450000 )   (2)     =              X    :   6890000
Se tra l’elemento da suddividere e il parametro non vi fosse un rapporto di proporzionalità diretta ma inversa ( 3) si adotterebbe la stessa procedura assumendo però l’inverso dell’entità delle grandezze relative al parametro . Cioè ( volendo seguire l’esempio nei numeri ) (4):
436000 : (    1             +        1              )   =     X     :         ____1____                 
                   6890000       10450000                                    6890000
Le cose diventano ( per noi profani) ancor più complicate quando non si tratta più di un riparto semplice ( riferito ad un solo parametro) ma del c.d. “riparto composto” (cioè riferito a più parametri : la ditta Italsider, metti, vuole ripartire le spese comuni sostenute per due partite di prodotti distinguendo quelle di tali spese comuni sostenute per la mano d’opera e quelle
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1)      Spese comuni ( elemento da suddividere )
2)      Somma dei due prezzi d’acquisto ( ciascuno dei quali costituisce il parametro del riparto)
(3) Sarebbe il caso della Etruria S.p.A. che decida di inviare una parte dei suoi acquisti a ciascuno dei suoi stabilimenti in ragione inversa rispetto alle scorte delle sue merci .
(4) E non nel contenuto che chiaramente non corrisponde a un caso di proporzionalità inversa .
 
 
sostenute per l’acquisto di materie prime) . Pertanto sul punto si deve rinviare a opere specialistiche .
 
Il conto corrente – Consideriamo il caso di Tizio e Caio che prevedono di intrattenere tra di loro più affari in un dato arco di tempo – più affari che faranno maturare più crediti di uno verso l’altro (“Io, Caio, prevedo che venderò a te, Tizio, della merce a più riprese nel 2005, per cui sempre nel 2005 verrò a vantare nei tuoi confronti più crediti “ ) o anche più crediti e debiti reciproci (“Io, Caio, prevedo che in Marzo e Giugno venderò a te, Caio, ma che in Aprile e Maggio acquisterò a mia volta da te, Caio” ). In tal caso essi possono ben trovare più comodo decidere di astenersi dal regolare i loro rapporti man mano che nascono, ma di registrarli ( tenendone conto) e di aspettare a regolarli tutti insieme ad una certa, unica data ( data di chiusura del conto ) .
Niente impedirebbe che ciascuno dei due soggetti interessati tenesse conto dei reciproci “dare” e “avere”, che poi alla data di chiusura del conto insieme confrontassero i rispettivi “ conti” e che, se coincidenti nei risultati ,li…… regolassero . Ma la cosa più pratica e che solitamente avviene è che a uno di loro ( detto………) sia rimesso, da una parte, il peso di “tenere il conto” e, dall’altra, il vantaggio che, se una volta presentato al momento della chiusura l’estratto di tale conto all’altra parte, questa non ne rileva e non ne contesta eventuali errori in un certo lasso di tempo, i risultati di tale conto divengano inoppugnabili : Tizio mi ha presentato l’estratto conto il 15-1-05 : in tale conto erroneamente si ometteva di indicare un versamento : io sono stato zitto, non ho impugnato niente : dopo un certo tempo ( secondo il Cod.Civ.it. , sei mesi) io non posso più “impugnare” il conto .
Comunque sia, per il ragioniere il problema è questo : come registrare le operazioni intercorse tra i due correntisti in un “estratto conto” in modo che non dia adito ad errori e sia facilmente comprensibile da chi lo legga e in particolare dall’altro correntista (a cui sarà inviato al momento della chiusura ) ?
Tale problema è stato risolto da una secolare esperienza con l’adozione nella registrazione delle operazioni di alcune, semplici regole. Che sono le seguenti :
Il conto prima di tutto va suddiviso in più “sezioni”. Nella forma più elementare, in due (sezioni ): quella del “dare” , in cui annotare le operazioni che comportano per l’intestatario del conto aumenti di credito o diminuzioni di debito (verso chi redige il conto) ; e quella di “avere” nella quale invece vengono annotate le operazioni che comportano aumenti di credito o diminuzioni di debito (sempre per l’intestatario) .
Tuttavia la lettura di un conto suddiviso semplicemente nelle due sezioni del dare e dell’avere, sarebbe ancora abbastanza complicata da leggere , e allora si usa suddividerlo in più di due sezioni - sezioni : delle date, delle operazioni, dei capitali (sezione suddivisa a sua volta in “dare” e “avere” ) e così via come risulterà allo studioso dall’esame del prospetto a pag.……((90)).
Va anche detto che, a parte il numero delle sezioni, il prospetto, nel quale viene annotata la movimentazione di un conto, può assumere varie forme : la sezione delle date può trovarsi accostata a quelle delle operazioni oppure a quella dei capitali e così via.
Naturalmente nel conto una parte importante la occupa il calcolo degli interessi ( creditori e debitori). Cercheremo ora di dire il più semplicemente possibile come questo calcolo avviene in base al metodo più usato per farlo, che è il metodo diretto – detto così perché inizia determinando i giorni che intercorrono dalla valuta (1) alla data di chiusura del conto ( che naturalmente deve presupporsi conosciuta ) .
Calcolati i giorni che intercorrono tra ciascuna valuta e la chiusura, si determinano (per ciascuna operazione) i così detti “numeri” ; che, come abbiamo avuto occasione di spiegare, non sono altro che il prodotto del capitale per il tempo intercorrente tra la valuta e la data di chiusura : lo studioso controlli a pag….la prima delle operazioni rappresentate nel facsimile, quella indicata come “Vs
(1) Che , come abbiamo avuto modo già di dire è la data a partire dalla quale la partita s’intende disponibile – data che non coincide normalmente con quella dell’operazione e che può essere anteriore o posteriore ad essa (anzi può figurare posteriore addirittura alla chiusura del conto)
 
residuo debiti” : la valuta è stata riconosciuta da il 31-03, la chiusura è prevista per il 30-6 : quindi i giorni intercorrenti tra valuta e chiusura sono 91 ; ebbene il numero di tali giorni viene moltiplicato per il capitale 180000 (diviso per 1000) (1) Il prodotto di tale moltiplicazione è appunto il numero 163800, che vediamo indicato nell’ultima colonna (destinata appunto a evidenziare i “numeri” ).
A seconda che la partita, a cui si riferiscono, stia nella sezione dare o avere i numeri vengono distinti in “numeri dare” o “numeri debitori” e “numeri avere” o “numeri creditori” . A seconda poi che la valuta cada prima o dopo la chiusura del conto, i numeri si distinguono in “numeri di interesse” detti anche “numeri neri”, e “numeri di sconto” detti anche “numeri rossi” ( lo studioso per un esempio di numero rosso ponga mente alla quarta operazione del facsimile – quella in data 08-05 contraddistinta come “Ns. fattura n 0561” - : il conto viene calcolato con riferimento alla chiusura del 30-06, però la valuta viene posticipata al 07-07) (2)
Detto questo, vediamo come vengono calcolati gli interessi alla chiusura del conto ( è infatti solo al momento della chiusura del conto che vengono calcolati gli interessi creditori e debitori).
Ciò avviene in base alla seguente sequenza :
-          Si calcola la somma dei numeri di sconto indicati (vedi ultima colonna del facsimile) sia nella sezione “dare” che nella sezione “avere” . Nel facsimile si avrebbe : somma in avere = 24800 ; somma in dare = 21888 .
-          Si determina l’eccedenza della somma dei numeri di sconto rilevati in “dare” rispetto alla somma di quelli rilevati in “avere”, o viceversa . Nel facsimile si avrebbe un’eccedenza di 2912 dei numeri di sconto in avere su quelli in “dare”
-          Si procede alla trasformazione dell’eccedenza dei numeri di sconto in un numero di interesse ; ciò che si realizza molto semplicemente annotando l’eccedenza dei numeri di sconto nella sezione opposta a quella dove si è verificata l’eccedenza . Ponga mente lo studioso alla decima operazione in data 30-06 controddistinta con la dicitura “bilancio N. di sconto” : guardi l’ultima colonna : vedrà che nella sezione “dare” è stato annotato 2912 che rappresentava l’eccedenza rilevata nella opposta sezione “avere”
-          _________________
-          (1) Infatti l’ultima sezione, quella che evidenzia i numeri, porta in capo la dicitura N/1000 che vuole appunto avvertire che i “numeri” vengono calcolati previa divisione per 1000
-          (2) Merita anche di essere notato che il numero, come tutti gli altri numeri “rossi”, è posto tra parentesi . evidentemente per renderlo subito percettibile.
 
 -          Effettuata la sistemazione degli (eventuali) numeri di sconto occorre rilevare l’eccedenza dei numeri di interesse - eccedenza che è data dalla somma algebrica dei numeri di interesse del dare e dell’avere, compresi quelli, eventuali, derivanti dall’avvenuta trasformazione di numeri di sconto.
-          Nel facsimile (vedi pag ….): i numeri di interesse in “avere” ammontano a 80304 ; i numeri di interesse in “dare” ammontano a 191360 : quindi c’è un’eccedenza in “dare” di 11056.
Guardi ora, lo studioso la dodicesima scritturazione. Vedrà nella colonna numeri sotto la sezione opposta ( a quella in cui si è verificata l’eccedenza) che c’è appunto il numero 11050, che prende il nome di “saldo numeri” o “bilancio numeri” .
- Sul “bilancio numeri” vengono finalmente calcolati gli interessi. Infatti non si deve dimenticare che i c.d. numeri essendo il prodotto tra il capitale e il tempo intercorrente tra valuta e data di chiusura non danno direttamente gli interessi ; però permettono di ricavarli ( in base al capitale e al tasso di interesse in base ad un’equazione che riportiamo (anche se lo studioso è esentato dal lambiccarsi il cervello per comprenderne la logica, che senza dubbio c’è, ma che a noi poveri mortali resta molto oscura) , ecco l’equazione : I =   Bn . 2 ( che riferita al conto di cui al facsimile darebbe : …………………………
Gli interessi così trovati possono essere : interessi “avere” (quindi a favore dell’intestatario del conto) che sono calcolati sul “bilancio numeri” annotato nella sezione “dare” ( si ricordi infatti che tale bilancio deriva dell’eccedenza di numeri “avere” rispetto a numeri “dare” ! ); oppure interessi “dare “ ( a favore di chi tiene il conto) : questi sono calcolati sul bilancio numeri annotato nella sezione dell’avere ( che deriva dall’eccedenza di numeri dare rispetto a numeri avere) Nel facsimile gli interessi dovevano essere annotati nella sezione dare e…così fu fatto .
Naturalmente la fatica del ragioniere non termina con il calcolo degli interessi : infatti, oltre gli interessi creditori o nonostante gli interessi debitori, il tenutario del conto può dovere ( o aver diritto a de ) le somme verso l’intestatario, in relazione ai capitali risultanti in conto .
Bisogna dunque :
-          effettuare la c.d. capitalizzazione (contabile) degli interessi ; cioè la loro annotazione nella colonna dei capitali e precisamente nella sua sezione “avere” se sono “crediti avere” e nella sua sezione “dare” se sono “ crediti dare “
-          effettuata la capitalizzazione degli interessi si rileva l’eccedenza dei capitali (facendo la somma algebrica dei capitali “dare” e dei capitali “avere”) . Tale eccedenza, che viene annotata nella sezione opposta rispetto a quella in cui si è verificata ( per “bilanciare” le due sezioni anche in linea capitale) ,rappresenta: se è annotata nella sezione dare, quel che il correntista ha diritto di avere da chi tiene il conto e, se annotata nella sezione avere, quel che il correntista deve a chi tiene il conto.
 
I libri contabili - Ciascuno di noi ogni tanto ( se non vuol rischiare di…finire sul lastrico ) deve farsi la domanda “Quanti soldi ho ? quanti beni mobili e immobili?” . E, se non ha buona memoria o pur avendola ha un patrimonio molto complesso (tanti crediti, tanti debiti, tanti beni…), può dare tale risposta solo se prudentemente ha preso buona nota ( in un’agenda, in un computer…) di assolutamente tutti gli elementi che compongono il suo patrimonio ( di tutti i crediti, di tutti i debiti, di tutti gli immobili ecc.) .
Si comprende che tale preoccupazione di rilevare (1) con esattezza gli elementi del proprio patrimonio, che deve avere qualsiasi bonus pater familias, tanto più la deve avere chi, come
(1) E il termine “rilevare” non è casuale : infatti la parte della ragioneria che studia quello che volgarmente si chiama la “tenuta dei conti” , in un’azienda prende il nome tecnico di “rilevazione……” .
 
l’imprenditore, una società , viene a gestire in un anno centinaia, se non migliaia, di “affari” ( da cui nascono : crediti, debiti, perdite, acquisti di beni…) .
E non basta certo, per chi ha una gestione economica complicata come quella di un imprenditore, prendere buona nota dei debiti, dei beni acquistati e persi man mano che la nascita del debito e del credito, la perdita e l’acquisto del bene si verifica . Certo è opportuno anche questo ; e infatti quasi tutti (2) gli imprenditori tengono la c.d. “prima nota” (di cui lo studioso vede riportato il facsimil di una pagina a pag….). Ma, se si limitasse a questo, l’imprenditore , metti l’imprenditore Giobatta fabbricante di salvagente, quando periodicamente dovrebbe interrogarsi sul se la sua azienda in quel dato periodo ( metti il primo trimestre del 2005) gli ha dato qualche utile netto, o se gli conviene o no continuare i rapporti commerciali con il cliente A, ebbene egli non saprebbe dare un’immediata risposta : dovrebbe ad esempio per trovare la risposta al primo quesito mettere insieme (aggregare), da una parte, tutte le spese fatte per produrre i salvagenti nel primo trimestre ( e anche qui ci si perdoni la necessaria semplificazione ) (3) e per trovare la risposta al secondo quesito, dovrebbe mettere da parte, per esaminarli ,tutti e solo i rapporti di affari ( crediti, debiti reciproci…) intrattenuti col cliente A.
Un lavoraccio che ruberebbe tempo prezioso a una decisione che invece dovrebbe forse essere rapida e richiedere tempi brevissimi .
Si comprende quindi come sia opportuno che in continuazione ( anche se non necessariamente giornalmente) (4) l’imprenditore compia quel lavoro di aggregazionea cui abbiamo ora accennato . Lavoro di aggregazione che porterà, è lapalissiano, al formarsi di vari “aggregati”, di elementi contabili , cioè. In altre parole, di vari “conti” . E così ci sarà un conto che aggrega tutti i crediti, un altro che aggrega tutti i debiti ecc. ; ma non solo, accanto ai conti principali ci saranno ( quasi in ordine gerarchico) deisotto-conti : ad esempio, il conto dei debiti avrà un sottoconto relativo ai
(2)   Diciamo “quasi tutti” , perché la tenuta del libro di cui veniamo a parlare non è obbligatoria.
quasi tutti”
(3)   Semplificazione, sì, perché non tutti i clienti che hanno acquistato i salvagenti nel 1° trimestre 2005 hanno pagato il prezzo nel 1° trimestre 2005 : alcuni si sono obbligati a pagare.Si dirà allora . “si indichi la somma dei prezzi pagati subito ( cash si direbbe) e di quelli che gli acquirenti si fossero obbligati a pagare. No, sarebbe errato anche questo : e infatti non tutti i debiti sono pagati, ogni imprenditore lo sa. Ecco quindi la necessità che si proceda ad una valutazione dei debiti secondo la loro esigibilità : il debito del cliente B posso calcolarlo sicuramente come esigibile e allora, del relativo importo, terrò conto totalmente ; invece per il debito del cliente C ci sono solo 50 probabilità su 1000 che riesca a riscuoterlo e allora calcolerò il valore di tale debito pari a metà del suo importo.
(4)   E così dobbiamo pensare che il negoziante di salumi Parodi giornalmente ( la sera dopo aver tirata giù la saracinesca) provveda alle annotazioni sulla “prima nota” e, poi, una volta alla settimana, provveda alle operazioni più laboriose che andiamo a descrivere. Giobatta titolare invece di una fabbrica di marmi di media grandezza provvederà a tale operazione giornalmente .
 
  
debiti verso i lavoratori subordinati ( tra cui figurerà ad esempio il TFR) (1). Il “conto dei crediti” avrà un sottoconto dei “crediti in sofferenza” ( tali ad esempio i crediti verso persone dichiarate fallite) e un sottoconto dei crediti, metti, verso la Banca Passadore.
Noi finora abbiamo fatto esempi di aggregazione ( conti) operata in base al criterio dell’omogeneità degli elementi aggregati ; però sono necessarie anche aggregazioni in ragione del tempo in cui gli elementi aggregati sono venuti ad esistenza : un imprenditore ha certo bisogno di sapere i suoi crediti verso la ditta A, ma anche di sapere l’anno a cui si riferiscono tali crediti : “ Sì, la ditta A e la ditta B hanno accumulato verso me, imprenditore, un debito di 1000, ma la ditta A l’ha accumulato in un trimestre, la ditta B durante tutto il corso dell’anno : è evidente la differenza!”.
Siccome questi conti e sottoconti sono decisamente numerosi, specie nelle imprese di grandi dimensioni, per facilitare la loro individuazione si è soliti costruire un “ quadro dei conti” , un quadro cioè che fa menzione di tutti i conti, e, inoltre, si individua ogni conto con un numero (2). 
Al profano potrebbe sembrare facile compiere le necessarie annotazioni dei vari elementi che permettono di vederci chiaro nella contabilità di un’impresa : l’imprendditore vende il bene A al cliente Rossi e segna il relativo credito nel “conto crediti”; l’imprenditore prende a mutuo dalla banca Passadore la somma x e segna il relativo debito nel “conto debiti” verso la banca Passadore .   In realtà nella gestione dei conti si presentano dei problemi che solo la mente ( fine ed esperta) di un ragioniere sa districare. Qualche esempio.
Nel 4° trimestre, l’imprenditore Giobatta ,fabbricante di salvagenti, ha pagato anticipatamente un milione a titolo di canone locatizio dei locali in cui ha sede : questo milione lo deve indicare tra le spese sostenute nel 2004 o tra quelle sostenute nel 2005 ( come costo dei salvagenti che produrrà e venderà nel 2005) ? Chiaro che, se indicasse le spese tra quelle del 2004, quando, poi, egli vorrebbe controllare se nell’anno 2004 le spese hanno ( almeno) pareggiato le entrate, si troverebbe un risultato falsato : dai salvegenti ha ricavato 10 milioni e le spese ammontano a 11 milioni ( sì, però tra gli 11 milioni è calcolato quel canone locatizio che servirà a produrre salvagenti nel 2005 e sarà
compensato, forse largamente, dai prezzi pagati dagli acquirenti di tali salvagenti )
Quello a cui ora abbiamo accennato è il c.d. problema dell’anticipazione e non è il solo che si possa presentare al povero ragioniere.
Altro problema potrebbe ad esempio essere questo………………………………………………..
Ancora un problema ( per dare un’idea della complessità della gestione conti) ? eccolo………….
Come si vede occorre una notevole capacità logica e ragionativa per tenere una corretta contabilità ; e inoltre, dobbiamo aggiungere, una grande diligenza. Sì, perché il rischio è di dimenticarsi di segnare un elemento della contabilità : metti, l’imprenditore Giobatta il 15-1 compra un autocarro dalla ditta FIAT : l’autocarro è un bene che entra e arricchisce il patrimonio dell’imprenditore e giustamente l’imprenditore lo segna tra i “beni mobili” ; però, attenzione! correlativo all’acquisizione dell’autocarro c’è il nascere di un debito di 100 verso la ditta FIAT : se ci si dimentica di annotare tale debito nel conto “debiti” , quando l’imprenditore controllerà l’insieme dei conti si crederà più ricco di quel che sia !
Ancora, spesso un elemento rientra e va annotato in più conti : ad esempio, se io prendo a mutuo una somma dalla banca Passadore, il relativo debito io, imprenditore, lo devo segnare sia nel “conto
 
 
(1)    Il TFR è il trattamento di fine rapporto.
(2)    Più precisamente ad ogni conto si dà un numero romano, mentre si individuano i sottoconti con il numero romano del conto + un numero arabo. Esempio :se il conto dei crediti si individua
 come :” III Conto dei crediti” ( dove il numero romano “III” serve a individuare il conto), il suo sottoconto si può individuare così : “III.5 Crediti in sofferenza” ( dove il numero arabo serve a distinguere il sottoconto dagli altri sottoconti
debiti” ,sia nel “conto banca Passadore”. Allora bisogna trovare un escamotage per evitare che ,poi, tale elemento venga conteggiato due volte .
Stando così le cose ben può essere che un imprenditore ( e per lui l’addetto alla contabilità) si dimentichi un’annotazione (specie nelle piccole e medie aziende in cui le annotazioni sono manuali e non computerizzate). Per evitare tale (disastroso!) inconveniente è stata inventata una tecnica di annotazione che si chiama “partita doppia”. Seguendo questa tecnica ( la cui comprensione richiederebbe uno sforzo che non è giusto chiedere a un giurista) si dovrebbe sempre ottenere, confrontando i vari conti il risultato zero, insomma un pareggio. Per cui si ha una facile prova del nove : se confrontando i vari conti non si ottiene il pareggio, qualche cosa…si è sbagliato.
Non si deve credere che basti , per permettere un’ordinata contabilità , che continuativamente l’imprenditore annoti i vari elementi nei vari conti. I conti, le aggregazioni di cui abbiamo parlato, sono utili, anzi necessarie, però non bastano : è importante che chi vuole informazioni sulla situazione economica non debba perdere tempo a domandarsi “Ma questo elemento lo troverò nel “conto I” o nel “conto X” o nel “conto XXV” ?” . Ora, appunto per evitare tale perdita di tempo, c’è un registro, il c.d. “giornalmastro” Di cui lo studiso troverà a p….un breve commento.
Il giornalmastro è un aiuto prezioso per chi vuole risposte sui conti di un’azienda, ma non permette ancora di rapidamente rendersi conto di due cose invece molto importanti : quali e quanti beni compongono il suo patrimonio ( “quest’auto, questa casa sono dell’imprenditore – e quindi, metti, su di tali beni io ,creditore, potrei soddisfarmi con una procedura esecutiva o fallimentare – oppure no”) e lo stato di salute dell’impresa in un dato periodo di tempo ( gli utili nell’anno 2005 hanno superate le perdite o, ahimé, è successo il contrario ?).
A tali esigenze danno soddisfazione l’inventario e il bilancio ( dove il bilancio è un atto composito formato da……………………………..)
Di tutti questi documenti contabili lo studioso troverà un facsimile a pag…e a pag…. e un breve commento a pag…………
Non si deve credere che la consultazione dei libri contabili serva solo all’imprenditore : interessati a sapere : se un dato bene rientra nel patrimonio della impresa, se questa ha dato nell’ultimo anno utili e quanti, possono essere anche dei terzi : si pensi a una società A ,che mediti una fusione con la società B o un acquisto dell’azienda B, si pensi soprattutto allo Stato, il cui Fisco vuol sapere se quella società o quella imprenditore hanno nella loro dichiarazione dei redditi indicato esattamente gl